“Karen Blixen racconta una storia che le raccontavano da bambina. Un uomo che viveva presso uno stagno, una notte fu svegliato da un gran rumore. Uscì allora nel buio e si diresse verso lo stagno ma, nell’oscurità, correndo in su e in giù, a destra e a manca, guidato solo dal rumore, cadde e inciampò più volte. Finché trovò una falla sull’argine da cui uscivano acqua e pesci, si mise subito al lavoro per tapparla, e solo quando ebbe finito se ne tornò a letto. La mattina dopo, affacciandosi alla finestra, vide con sorpresa che le orme dei suoi passi avevano disegnato sul terreno la figura di una cicogna. ’Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò, o altri vedranno, una cicogna?’ si chiede a questo punto Karen Blixen. Noi potremmo aggiungere: il percorso di ogni vita si lascia alla fine guardare come un disegno che ha senso?”
Adriana Cavarero
Forse Sole nero di Gina Negrini è il tentativo di scorgere il disegno della cicogna, di riallacciare i fili dispersi di un’esistenza densa di conflitti e di vita. Tre anni fa con Alessandra Ghiglione e altre attrici, al festival di Dro cominciammo a lavorare intorno al tema del resistere femminile.
Laura Mariani ci fece incontrare la scrittura di Gina Negrini. Da allora quella storia misteriosamente ha continuato a pulsare dentro di me. Quello che ho tentato di compiere con questo spettacolo è ripercorrere le tracce di quel possibile disegno ma, a mia volta, disegnando forse un’altra cicogna, o meglio: attraverso quel particolare rivivere le esperienze che è il teatro, poter illuminare zone di un mio tracciato. Alla fine, nel tempo, si lascerà guardare?
Maria Maglietta