Viaggio fiabesco nelle venti regioni italiane dedicato a Italo Calvino
un progetto di e con la voce di Marco Baliani
con le musiche di Mirto Baliani
in appendice a ogni puntata dialogo con l’antropologo Marino Niola
Dal 18 ottobre 2023 su Rai Radio3 (all’interno di Radio3Suite)
subito dopo il concerto nelle seguenti date: 18, 20, 25, 27, 31 ottobre; 3, 8, 10 15, 21, 28 novembre; 1, 5, 8, 15, 19, 22, 25, 26, 29 dicembre
Ogni poco mi pareva che dalla scatola magica che avevo aperto, la perduta logica che governa il mondo delle fiabe si fosse scatenata, ritornando a dominare la terra… io credo che le fiabe sono vere, una specie di spiegazione generale della vita.
Italo Calvino
Sta al narratore organizzare i passaggi obbligati per arrivare alla soluzione della storia,
tenerli su uno sopra l’altro come i mattoni di un muro e usando per cemento l’arte sua.
Italo Calvino
In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, che ricorre il prossimo 15 ottobre, Rai Radio 3 presenta il progetto “L’Italia è una favola”, un ciclo di venti puntate radiofoniche di 30 minuti ciascuna che vuole rendere omaggio al grande scrittore, puntando l’attenzione su quella che è stata un’opera, tra le tante sue realizzate, di estrema audacia letteraria: la raccolta delle “Fiabe italiane”. Le puntate saranno trasmesse, all’interno di Radio3 Suite, a partire dal 18 ottobre sino a dicembre e saranno disponibili su RaiPlay Sound.
CALENDARIO DELLE PUNTATE
Ultima scopa e la sua cavallina Campania (mercoledì 18 ottobre)
La barca che cammina per terra Lazio (venerdì 20 ottobre)
Una rana per sposa Piemonte (mercoledì 25 ottobre)
Gianni Benforte Marche (venerdì 27 ottobre)
La magia dell’anello Trentino Alto Adige (martedì 31 ottobre)
Il fuoco di sant’Antonio Sardegna (venerdì 3 novembre)
L’amore della fata Aquilina Basilicata (mercoledì 8 novembre)
Giovannin senza paura Aosta (martedì 10 novembre)
Reuzzo impastato Calabria (mercoledì 15 novembre)
Gottin Nostromo Liguria (martedì 21 novembre)
La principessa che non rideva mai Friuli Venezia Giulia (martedì 28 novembre)
L’arte di Franceschiello Molise (venerdì 1 dicembre)
La figlia del re del sole Lombardia (martedì 5 dicembre)
Petrosinella Toscana (venerdì 8 dicembre)
La fortuna di Pompilio Umbria (venerdì 15 dicembre)
Le tre melagrane Abruzzo (martedì 19 dicembre)
Il granchio Veneto (venerdì 22 dicembre)
Vento sono Uomo divento Puglia (lunedì 25 dicembre)
La regina nello stagno Emilia-Romagna (martedì 26 dicembre)
Colapesce Sicilia (venerdì 29 dicembre)
Nel narratore anche ciò che ha appreso per sentito dire si assimila a ciò che è più suo…
Il narratore rimane fedele ad un tempo del mondo in cui le cose parlavano con gli uomini: il suo occhio non si stacca dal quadrante davanti a cui si svolge la processione delle creature, nella quale, secondo i casi, la morte è il primo della fila o l’ultimo ad arrivare.
Il primo e vero narratore è e rimane quello di fiabe.
Walter Benjamin
È davvero così, è solo quando racconto una fiaba che posso toccare con mano l’esistenza dell’invisibile, che si manifesta solo lì, in quel punto del tempo in cui il mio animo trova la strada di un’antica infanzia e di un antico stupore, solo in quel momento avviene l’evento e la storia smette di essere relegata nel mondo del fantastico e diventa materia organica vivente, e febbricitante e dirompente. Così accade, narrando, ma solo se si narra davvero in forma orale, e non come memoria di un testo scritto in precedenza, che la tessitura fiabesca richieda continui aggiustamenti, intuizioni del momento, prese a prestito dal mondo intorno, quello visibile e materico ma anche quello della pura immaginazione.
Immaginazione che nel racconto diviene fonte di conoscenza, veicolando quei consigli, misteri e suggerimenti di vita che Benjamin assegna al narratore come estrema forma di saggezza.
Una saggezza infantile, che pone domande impossibili più che cercare risposte coerenti.
La fiaba è un vero banco di prova per il narratore che deve compiere salti di spazio e di tempo del tutto impossibili negli statuti della realtà, ma che, una volta agiti dal corpo-voce del narrante, scompaginano proprio quegli stessi statuti.
Per molti anni, fin dai primi racconti fiabeschi rivolti a bambini a dir poco inquieti, raccolti nella sala Cisterna di Genova, secoli orsono, ho coltivato la segreta vocazione a farmi griot, un griot occidentale, che non ha più alle spalle una comunità forte e coesa di riferimento, senza più la millenaria tradizione africana, eppure trasportando un “germe di comunità” ogni volta che la mia voce trasmette una storia.
E finalmente quella tanto a lungo rimandata vocazione prende ora forma.
Grazie all’interesse di Radio 3Rai ho cercato e poi narrato radiofonicamente una fiaba per ogni regione italiana e ho intitolato il progetto L’Italia è una favola.
Venti narrazioni che dedico a quella famosa raccolta di Italo Calvino, un mio personale viaggio italiano dentro paesaggi, personaggi, modi di dire, accenni dialettali, atmosfere, cercando ogni volta di catturare quella “signoria poetica” di cui parla Calvino, la particolare “terrestrità” di quella regione, la materia incandescente dei suoi boschi, ma anche la dolcezza di un cielo, la levigatezza di un modo di dire, di una cantilena, di un canto.
Calvino diceva che per lui le fiabe erano un “catalogo dei destini dell’umanità”. Per me più che un catalogo le fiabe sono mappe che racchiudono ma non esauriscono i destini non solo umani ma anche dei mondi animali e vegetali.
Calvino ha trascritto in pagine memorabili una lunga tradizione di favole originariamente dette a voce e tramandate di orecchio in orecchio. Di quella sua scrittura ammiro la concisione e la leggerezza, la sua limpida struttura, ma a leggerle si sorride come gli adulti sorridono delle assurde domande che i bambini rivolgono al mondo adulto, con una sorta di divertita condiscendenza, si ammira l’intelligenza dello scrittore, la limpidezza della costruzione, ma restano, quelle fiabe, inchiodate al foglio e non vibrano più generando imprevedibili sussulti emotivi.
Io ho lavorato, all’opposto, a dilatare e dispiegare la materia favolistica, slargandomi dove la storia mi portava, come è proprio di qualsiasi narrazione orale, dove giocoforza il narratore deve essere capace di farsi guidare dagli eventi, aprendo scenari su scenari, digressioni, dislocazioni, trasmettendo così lo stesso stupore che assale la sua anima.
Per mesi ho camminato nel mondo fiabesco e quello che ho provato e provo tuttora è una immensa gratitudine, una gioia interiore che spero possa essere percepita in chi ascolta. È stato un viaggio che ha a che fare con l’intera mia vita.
Ogni favola sarà intessuta di musica, sonorità, suoni, rumori, paesaggi sonori ad opera di Mirto Baliani, ritrovando con lui l’antica sperimentazione e complicità che ci aveva guidati, molto tempo fa, a comporre quel signor Ventriglia che ancora si affaccia nelle librerie per ragazzi, e non solo.
E infine ho chiesto all’antropologo Marino Niola di accompagnare ogni puntata, alla fine della narrazione, con un suo intervento che riprende i motivi, i passaggi, i simboli, che più lo hanno colpito nell’ascolto, così che la fiaba diventa veicolo di altri immaginari, evocando gemellaggi, discendenze, memorie.
È vero che questa mia voce narrante sarà per ora senza un corpo, anche se cercherò di far percepire, nella voce radiofonica, la corporeità materica di personaggi e paesaggi, ma sono già in attesa di un successivo passaggio, quando, terminata la serie e da parte mia acquisita la sostanza delle favole narrate, mi dedicherò a trasmetterle in viva voce e vivo corpo, girando nomade con un bagaglio di storie in attesa che scatti una qualche forma di baratto fiabesco, in quei luoghi dove la favolosità di questo nostro paese si manifesta sorprendendoci sempre.