Teatro ai tempi della Grande Epidemia
un libro di Marco Baliani e Velia Papa
edito da Titivillus
Collana Le Mostre
In libreria da novembre
Cercare di raccontare in scrittura cosa è stato un atto teatrale è impresa sempre ardua e sempre lontana dall’evento in sé. A volte la voce di un raccontatore testimone, più che la scrittura, può trasmettere in parte l’empatia di quell’incontro tra spettatore e attore. Ma L’attore nella casa di cristallo è stato un evento così unico e irripetibile, così legato al presente storico che questo paese stava attraversando, così puntuale nella sua dislocazione temporale, che non volevamo restasse solo nella memoria dei pochi (anche se più di settecento) spettatori che l’avevano potuto incontrare, muniti di mascherina, distanziati ma connessi agli attori con cuffie ricetrasmittenti, in presenza.
Questo libro è un modo per far durare qualcosa che di per sé è destinato sempre all’effimero. E abbiamo voluto farlo con un connubio di fotografia e scrittura per permettere anche a noi, artefici e conduttori del progetto, di riflettere su quello che era accaduto, riflessioni che di solito, nell’urgenza della performance, vengono rimandate sine qua non per poi deperire all’avvento di una nuova impresa teatrale che richiede tutte le nostre energie. Qui abbiamo fatto una sosta, cercata con ostinazione, voluta, dopo quella imposta dalla pandemia e dal lockdown, ci siamo volutamente ancora fermati appena realizzati i quindici giorni incredibili di questo progetto unico nel suo genere, per far depositare le nostre emozioni e cercare di trasmetterle, ancora fresche del nostro sentire, a lettori appassionati non solo di teatro ma di esperienze vitali.
Non racconteremo in questa sinossi di cosa tratta il progetto, cosa è davvero accaduto, questo si evince ampiamente dalla disposizione dei pezzi interna al libro, dalle interviste, dalle foto. Qui ci preme stare dentro alla dimensione del libro, di un oggetto che potrà avere una durata assai superiore alle parole dei quattro soliloqui dei quattro attori. E poi è importante far conoscere come un teatro, quello delle Marche, il giorno della riapertura nazionale degli spazi teatrali, invece di inventarsi escamotage pubblicitari riproponendo di fatto passati repertori, sia riuscito a creare una ricerca drammaturgica nuova, spietata, che mettesse al centro proprio la clausura appena subita, le perdite affettive e relazionali, l’incertezza e l’inquietudine di questi passati ma ormai già epocali mesi di lockdown. La singolare forma dello spettacolo emersa su quella piazza antistante il Teatro delle Muse di Ancona è riuscita nell’intento di creare un cortocircuito delle percezioni e forse un’impennata delle coscienze. Ci auguriamo che questo libro in altro modo, sappia fare altrettanto.
Marco Baliani e Velia Papa
RASSEGNA STAMPA
MANUELA CROCI SU SETTE/CORRIERE DELLA SERA