un documentario di Angelo Loy
dall’omonimo progetto teatrale di Marco Baliani
produzione Marche Teatro
sarà trasmesso in prima visione sabato 23 maggio alle 22.40 su Rai5
(resterà visibile su RaiPlay fino al 30 maggio 2020)
I corpi parlano e conservano nel tempo le ferite che gli sono state inferte.
Dal recente Corpo di stato trasmesso su Radio3 a questo documentario sullo spettacolo Paragoghè che sarà trasmesso su Rai5 domani sera, sono i corpi delle tante vittime di stragi e assassinii, che questo nostro Paese ha conosciuto, a cercare un racconto che plachi la memoria, dica la verità sul perchè di quei corpi rimasti insepolti, mai placati. Fino a quando nella città di Tebe non si arriverà alla verità sull’assassinio del vecchio re Laio, la città con le sue sette porte resterà appestata, chiusa in una deriva malata, foriera di altre sciagure.
Questo nostro paese, le sue città colpite, le sue piazze assalite, la sua gente esplosa, è ancora oggi un paese appestato, pochi gli assassini presi e condannati, pochissime le condanne per coloro che hanno agito nell’ombra delle diverse massonerie e consorterie criminali, depistando e infangando, mai condannati i nomi dei politici che sapevano, tolleravano e a volte fomentavano il massacro. Non c’è mai stato un “pentito di stato” che abbia parlato svelando l’indicibile, non c’è mai stato un politico che abbia avuto la forza di Edipo, di andare fino a fondo ai delitti commessi a costo di perdere la sua stessa vita.
È nauseante percepire la disgrazia civica di questo paese, respirare quest’aria ammorbata su cui da sempre si è tentato di distendere un velo di neanche pietoso silenzio. È questa la sensazione principale che ha accompagnato questo Paragoghè, uno spettacolo teatrale sul tema del depistaggio di cui ora grazie al lavoro di “documentazione creativa” condotto da Angelo Loy e dal suo staff, se ne potrà intuire la forza e la complessità.
Il luogo dove lo spettacolo si è svolto, per tre serate, lo scorso maggio 2019, è il Tribunale di Ancona. L’invito a essere lì dentro con uno spettacolo di questo tenore è venuto dal presidente stesso del Tribunale, che ha creduto che quel luogo dovesse essere un’agorà aperta alla città. E il teatro delle Marche ha accettato la sfida.
È uno spettacolo corale, agito per quadri, come un grande arazzo del nostro passato prossimo, composto di tante “voci” che lasciano depositare domande. Inquietanti. Dove accanto alla tragedia dei misfatti compiuti vigila sempre una ostinata civica speranza di riscatto, nonostante tutti i tentativi di spostare il paese verso una destra golpista, prima, massonica poi, sovranista ora, il paese ancora regge, la Costituzione, sempre ferita, è ancora qui, sempre riesce a rialzarsi e a sventolare, magari zoppicante, il proprio vessillo.
Marco Baliani