di e con Marco Baliani
e con
Giampaolo Bandini (chitarra)
Cesare Chiacchiaretta (fisarmonica)
Musiche di Giuseppe Verdi, Nino Rota, Cesare Chiacchiaretta
foto Guido Mencari
Una produzione Società dei Concerti di Parma in collaborazione con Teatro Regio di Parma
distribuzione Parmaconcerti
La nostalgia per la donna amata, la gelosa premura nei confronti della figlia, la sete di vendetta contro chi minaccia la sua purezza: i sentimenti di Rigoletto, che la musica di Verdi ha reso immortali, rivivono nell’animo e nella storia di un clown che si esibisce in un piccolo teatro di periferia. Davanti allo specchio, mentre trasforma col trucco il suo viso, si prepara per una serata speciale, quella in cui si consumerà la sua vendetta, sotto gli occhi di tutti. Pensieri, rancori, ricordi si susseguono in un monologo accompagnato, interrotto e per certi versi ostacolato da una musica sempre presente.
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“Rigoletto è un monologo, quindi per farlo c’è bisogno di un personaggio in carne e ossa, spirito e materia. È uno dei motivi che mi ha spinto a quest’altra impresa. Poter rivestire per una volta la pelle di un altro e starci dentro dall’inizio alla fine: è una gioia particolare per me che in scena da narratore non ho mai la possibilità di calarmi interamente nelle braghe di chicchessia, sempre devo stare vigile a controllare e dirigere l’intero svolgersi della vicenda. Quando invece dirigo altri attori, loro sì, sono personaggi e li invidio sempre un po’, perché so che vuol dire poter essere un altro fisicamente e spiritualmente, una sensazione di pienezza, aver generato un altro avvicina noi uomini al mistero della duplicazione femminile.
La proposta fattami dal Teatro Regio di Parma di occuparmi, a mio modo, di una “rilettura” di un’opera di Verdi in cartellone nella stagione, la potevo facilmente risolvere con un bel reading, lettura più musica e via così. Ma volevo rischiare di più, come sempre mettermi in gioco, senza appoggiarmi al già saputo, senza occhiali e leggio.
Mi son detto che era l’occasione buona per osare un personaggio e incarnarlo, dopo tanto tempo, tornare a mettere mano a tutte le cose che ho imparato strada facendo sul mestiere antico dell’attore e provare a costruirci sopra un testo scritto, un bel canovaccio su cui giorno dopo giorno, provando, creare un dire per niente letterario, ma concreto, materico. Compreso il trucco in faccia e il costume preso in prestito nei depositi del teatro Regio, appartenuti ai tanti Rigoletti passati da quelle parti.
La seconda motivazione è stata la mia passione per gli esseri del circo, ma quei circhi piccoli, non eclatanti, non amo i “soleil” circensi fatti di effetti speciali e artisti al limite della robotica per la bellezza scultorea e bravura millimetrica del corpo. No, preferisco la rozzezza faticosa ma meravigliosa di quei circhi dove chi strappa i biglietti te lo ritrovi dopo vestito da pagliaccio e il trapezista sa anche fare giocolerie, esseri nomadi, zingarescamente affamati di vita, mi prende uno struggimento totale quando varco quei tendoni, a percepire la fatica quotidiana di un vivere precario ma impeccabile. Volevo fare un omaggio alle cadute, alle sospensioni, alle mancanze di appoggi”. Marco Baliani
Dal diario di Marco Baliani / Parma, 5 ottobre 2020
Ecco una ipotesi di trucco, ma su per giù il mio prossimo Rigoletto, che debutterà il 9 ottobre al Teatro Regio di Parma, avrà una faccia simile a questa, e anche una gobba come da copione operistico. Solo che è una gobba posticcia, finta, con cui il mio Rigoletto clown combatte ogni sera una sua battaglia personale, spostandola a vista, indossando via via il suo costume mentre parlerà della nottata speciale che lo attende, masticando parole acide, aspre, vendicative. Anche lui avrà la sua maledizione letta sulla mano a palmo aperto dalla falsa zingara appostata all’entrata del tendone. Un circo di seconda mano, dove però la vita è sempre giocata sul filo di una esuberanza mostrata a piene mani, dove si sorride dopo il numero non sentendo il dolore dei muscoli e nascondendo la tensione. Amo profondamente la gente del circo, ne sono da sempre stato affascinato, è una forma di teatro agonistico, dove la sopravvivenza è reale, i numeri sono vitali e devono a tutti i costi riscuotere gli applausi e i soldi del biglietto.
Allora mi sono immaginato lì dentro, nella roulotte – camerino di un vecchio clown ex trapezista, sciancato, che ha solo una figlia su cui riversare tutto il suo amore e il suo orgoglio perduto. Ma da qui in poi non vi racconto che accadrà, tanto la storia del Rigoletto operistico già la sapete e questa mia forse non sarà troppo diversa, perché quando uno si porta sul groppone un nome così, rischia grosso. I nomi si portano sempre dietro una storia e bisogna fare attenzione a sceglierli bene quando si nasce.
Sono giorni che passo e ripasso le parole e i gesti di quel nuovo essere che dovrò conoscere assai bene, diventerò quella gobba e quel costume e quelle parole. Spero, come sempre, di farcela, ma non è mai detto, basta un niente e si cade dal filo.